mercoledì, dicembre 15, 2010

LBORATORIO #5

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"IL VIAGGIO, CONFINE DELL'UMANO"

Non siamo arrivati alla fine, ma ad una stazione che segna la nuova meta.
Nel caos inconcludente di una quiete sociale, sentiamo il bisogno di fuggire, anche per un secondo estremamente interminabile, per raggiungere una dimensione che non ci è familiare, ma ci brucia dentro, rendendoci liberi di realizzare la breve avventura di noi stessi.
Così partiamo dal Viaggio, concetto immaginato di uno scenario che da muto si fa vivido, illusione di lontananza effimera che per un po' terrà a bada ogni tristezza, ogni deprimente caducità mentale.
E forse non è sbagliato pensare che l'essere umano abbia bisogno di una scappatoia, per assaporare a pieno tutta la reltà comune che lo circonda, per riempirsi gli occhi ed il cuore attraverso l'immaginifico mai toccato, mai gustato, mai conosciuto prima.
La linea immaginaria che ci divide da ciò che crediamo "l'oltre" non è una trincea, nè una barricata, è semplicemente oltrepassabile con la forza di volontà, grazie allo spirito curioso che cresce dentro di noi.

Ecco perché lascio la pagina a due scrittrici del nostro oramai risaputo Laboratorio, affinché possano, per prime, esprimere la loro Idea di Viaggio, sia come breve momento d'inquietudine, che come attimo ultimo in grado di cedere all'intelligenza un respiro profondo ed un'esigenza chiamata Verità.

A voi il modo e il tempo di riflettere sulle loro emozionanti sensazioni, e la prontezza di tentare, comunque e per sempre, la strada più ardua per ricongiungervi a ciò che percepite come vostra, inesorabile, necessità.

Alla prossima fermata, miei adorati e fedeli soldati, e che non sia comunque quella in cui deciderete di scendere.



"PENSIERO" di Sara Amato


Praga, dal ponte Carlo ho visto scorrere i tuoi desideri e i miei sogni.
Nella luce rossa del tramonto tra ombre scure e nostalgie, ho vissuto e vivo nel ricordo delle tue immagini, l'amore nelle sue forme più vaste, e pur nelle sue più piccole sfumature.
Ho immaginato, e al tempo stesso spento ogni pensiero, di fronte alla bellezza in ogni angolo, che si ergeva dall'architettura e finiva specchiandosi nelle tue acque.
Ho ascoltato fremere la città nelle luci della sera.
Ho visto persone ridere, divertirsi, con la libertà negli occhi, nei gesti, nel cuore.
La tua antica povertà ha riacquistato forma e dignità, ha ricostruito, e quindi conosciuto, la rinascita, mantenendo il fascino di chi ha lottato per conquistare, ma che poi non dimentica il vissuto.
Il mio cuore è perso in quelle sere in cui, camminando verso il tuo centro, ho osservato il silenzio rumoroso della gente che passeggiava, ammirandoti e vivendoti, nel rispetto di chi ce l'ha fatta.
Un saluto a te, posto incantato di sogni e realtà.





"RIFLESSIONI A FASCIA CHILOMETRICA" di Chiara Natali

Le macchine che corrono in lontananza, i lampadari che si accendono dietro le tende.
Consueto, usurato cliché vivente, quello del pendolare che torna a casa. La faccia stropicciata riflessa nel finestrino, il sonno rassegnato, le smorfie degli sconosciuti coinquilini di vagone. I cellulari che squillano, lo sbuffare che fa eco ad ogni annuncio di ritardo, il fruscio di pagine maltrattate per passare il tempo. Un tempo che si fa sospensione, che finito il tragitto non sai se lo hai perso o se invece te lo sei regalato, con quella pazienza che questi viaggi ti lasciano in eredità. Assurdo esercizio zen che tra uno scossone e l'altro sostituisce la rabbia con la stanchezza, la fretta con l'attesa, l'allegria con il torpore.
E poi la solita insegna spavalda, che porta il nome di un'azienda che non so nemmeno cosa produce. Solo una manciata di lettere lungo la Firenze-Viareggio. "ANSWERS".
Risposte. Niente di strano, solo un'insegna un po' pacchiana, un fascio di luce che salta agli occhi, violentandoli con quel blu troppo acceso, con quel neon indeciso e triste. Fin troppo scontato pensare alle proprie, di risposte. Cercare un perché che raramente si manifesta. La sola cosa che mi rendeva meno odiosa la matematica era comprendere i procedimenti...ma qui non c'è spazio per i teoremi, e dubito che il grafico dei giorni sia più chiaro di quelli malmessi e pasticciati dei miei studi di funzione.
Eppure ogni volta che mi appare, vessillo sfacciato e decadente, quelle risposte le esigo. Ogni volta che la scorgo, da qualche sonnolenta prospettiva di palpebre semichiuse sul libro che non ho fatto in tempo a chiudere, quelle risposte mi sfuggono. E addio ameno quadretto del viaggiatore filosofeggiante, che la vera meta è il viaggio,che il piacere della scoperta è riconoscere il proprio volto in quel finestrino mai pulito. E addio risposte. Che farsene, poi? E quali, poi? Su se stessi, sul mondo, sul futuro? Si certo, magari poi. Magari poi, ma non stasera. Stasera che ho avuto una giornata di merda. Che piove, e a me la pioggia deprime. Che tira vento, e io il vento lo detesto da quando sono nata, in un Febbraio che pare fosse scolpito proprio nella tramontana.
Ironia della sorte, scopro che si tratta di un call center. Metafora suprema di questa nostra epoca precaria, dove risposte ce ne sono ben poche, e le domande è meglio se le strangoli all'altezza delle corde vocali. Scopro anche 500 persone che hanno rischiato il licenziamento, l'hanno occupato per mesi quel cubo di cemento che mi era sempre sembrato morto. Così, mentre io mi distraevo con uno degli sport prediletti del pendolare, ovvero le riflessioni esistenziali a fascia chilometrica, là le risposte sfuggivano ancora più veloci e beffarde.
Adesso pare che alla luce di quiei neon si sia trovata una soluzione. Qua fuori invece tutto sembra latitare, come sempre, come forse per sempre. Le solite macchine, le solite luci, le prime pacchiane intermittenze da addobbo natalizio. I consueti volti stanchi, mai belli, mai brutti. La condensa e il finestrino che si spalanca quando si imbocca la galleria, il rumore che è troppo o troppo poco; il viaggio troppo lungo, o che magari farebbe comodo se durasse di più. Un altro paio di stazioni, giusto per uscire con calma dal pisolino di rito; altri dieci minuti, per riordinare le idee e decidere come affrontare quello che ti aspetta al binario. Oppure no, fatemi scendere, risparmiatemi questo supplizio quotidiano. Via la gente, le coppiette felici, i vecchi che borbottano, l'odore di troppi Mc Donald's, le occhiaie e le telefonate a casa per sapere cosa c'è per cena. Via tutti, pendolari antiestetici e decisamente poco empatici. Via quella dannata scritta blu.
Va a finire che poi arrivi a scendere e l'amnesia è totale. Buoni propositi, riflessioni, frustrazioni, speranze e progetti: scomparsi nel nulla. Tutti i viaggi terminano così, davanti ad una porta che speri sia quella buona, con lo scossone che inevitabilmente è più forte se non ti sei aggrappato a niente. Finiscono con un ultimo sguardo al cartello sbiadito che ti ricorda che "domani tornerai a viaggiare".
Che il destino sia cinico e baro, quello un pendolare non se lo scorda mai.









mercoledì, ottobre 20, 2010

UNA NUOVA ERA ....in ritardo

3

"RICOMINCIANDO DALLA META RAGGIUNTA"


Vi ritrovo forse ancora qui, amici di un tempo, amici di chissà quale pianeta emozionale, vi ritroverò se sarò in grado di aprire ancora le braccia alla NOSTRA voglia di Follia Letteraria, impegno corale, immensità d'espressione.
Ed ecco perchè torno in carica, più FIERA del solito, accidentalmente nervosa, sicuramente ISPIRATA, e riprendo da dove avevo, con tanta nostalgia, lasciato.

Il laboratorio è ancora vivo, fremente, in attesa di voci che abbiano la bramosia di GRIDARE sempre più forte le loro fantasie, le loro poetiche esperienze, le loro vite straziate, o solamente inventate.
E proprio per l'inaugurazione di questa ripresa a più mani, considero giusto spronare tutti i miei Soldati a rimettersi in GIOCO e osare di più, poichè avremo la possibilità, grazie all'infinita pazienza dei collaboratori della IRIDE EVENTI, di ampliare questo spazio anche nella più conosciuta forma cartacea di una vera e propria Rivista Letteraria, che accoglierà il LABORATORIO DI SCRITTURA come ospite d'onore, e permetterà, a tutti coloro che lo riterranno giusto, di pubblicare alcuni estratti degli esercizi presenti su queste pagine on line, su vere e proprie pagine palpabili nella realtà.

Quindi bando ai convenevoli e su con il morale, poichè anche se ci siamo persi per un po' di tempo, niente è finito e tutto può rinascere da ciò che è stato.

GLI ESERCIZI dai quali avrei voglia di riavvolgere il Filo sono due:

1) Il nostro appena sperimentato "RIVELAZIONI DELL'APOCALISSE", nel quale il Pensiero Epico-Metafisico si può congiungere all'esperienza umana, o alla profezia di una mente Pazzoide e Pericolosa. In questo caso invito nuovamente tutti i GRANDI COMBATTENTI a sforzarsi di traviare la propria natura quotidiana, ed azzardare OLTRE IL POSSIBILE.

2) Un Racconto, Poesia, o Pensiero Breve, sull'esperienza del "VIAGGIO", sia vissuto, che immaginato, o solo sentito raccontare. Ogni Autore è Libero di interpretare questo Tema come meglio crede, basta che ognuno cerchi di varcare le soglie della realtà e si conceda di VOLARE, anche solo per un attimo, in un'immensità Visiva che colpisca il suo cuore, e quello di tutti i lettori.


Adesso non mi resta che lasciarvi, augurandovi Buon Lavoro e Sogni più grandi di ciò che avete sempre immaginato.

A presto, Miei Combattenti.

venerdì, luglio 09, 2010

LABORATORIO #4

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"RIVELAZIONI DELL'APOCALISSE"

Il ritorno ai nostri impegni si palesa oggi con una nuova esperienza poetica, che non lascerà spazio alle incertezze, né alla codardia, ma richiede coraggio Letterario ed un enorme impiego di Fantasia Fatale.
Parleremo di RIVELAZIONI, miei soldati, misteri dissepolti, emozioni mai esplorate,visioni allucinanti e passioni esplosive. E poi, fieri delle mirabolanti peripezie dei nostri spiriti infuocati, salteremo senza indugio dritti nel buio baratro dell'APOCALISSE, sfidando il Destino, sbeffeggiando la Morte, aggrappati all'unica ancora di salvataggio che ci sarà concessa: la PAROLA SCRITTA!
Il Viaggio Metafisico nel Labirinto delle emozioni sta per cominciare, e mi aspetto che tutti voi venerandi combattenti siate pronti a lottare con tutte le forze che vi rimangono e ad affilare nuovamente le lame delle vostre scintillanti spade.
Che la grandezza dell'Epica sia parte del vostro Animo.

Vi saluto intrisa d'ispirazione, e lascio che il primo pezzo del NUOVO LABORATORIO, scritto da uno dei nostri poeti più Profetici, possa accendere in voi il bisogno di esplorare spazi sconfinati della Grandezza Umana.


"LA NASCITA DI CAINO" di Marco(Bill Lee)Pocci

Strilli d'avvento.
Trombe stanche sopra i tetti degli uomini.
La carne rompe il sigillo oscuro che la relega a condanna che sola
s'impone per essere.
Sopra i tetti degli uomini s'odono strilli d'avvento.
Carne frequenza-spirito freme sotto
le radici dei corpi proni nelle lande interconnesse
tra la luna e il figlio bastardo della terra blu elettrico.

Trombe rauche svuota polmoni infrangono
il silenzio eliseo dei lavoratori interinali.
Caino si maschera.
Urla! Chiama a raccolta i suoi figli.
In piedi sopra i tetti degli uomini parla con i fantasmi
annuisce con il crine fulvo, sposta
banchi di smog con ogni movimento del capo.
Sembra confortare il padre con la mano aperta
in verità con la sinistra guida la lama crudele a tormentargli il costato.
Strilli a cavallo del vento battono le strade ignare.

Trombe rauche rispondono dai polmoni di silicio dei figli e delle figlie di Lilith, prendendoli dal sogno
perchè urla e sogna
perchè urlano e sognano.
Euridice rimane sgomenta vedendo Orfeo girarsi per guardarla in faccia.
Medea mastica con gusto e mastica le membra dei figli.
Sorride, adesso gode!

Insieme all'urlo rauco
che spazza le strade degli uomini.
Ancora e ancora penetra l'acciaio
nella carne del fratello più debole:
Caino si segna il petto in onore dei quattro nomi di suo padre.
Non lo pronuncia.
Non lo invoca.
Posa le ginocchia alla terra
masticando la sua più profonda passione.
Leva la giacca
perché non ha freddo e non conosce la vanità.
Si rotola nel fango per togliersi i pantaloni e l'intimo
perché non ha freddo e non conosce la vergogna.
La terra il sangue gli umori le lacrime la saliva lo sperma il membro duro e pulsante s'erge
come una torre che penetra il cielo.

La succube si piega sulla carne strazia la carne
morde la carne
sotto al sangue e la saliva.
Altrove alle parole e la morale d'uomo
Lilith nega la sua negazione
esplode di piacere.

Salgono gli strilli d'avvento.
Salgono le trombe rauche sopra i tetti degli uomini.

Il membro la prende fra le cosce da Dea, bianche d'umore sature fra i denti come guardie,
della lingua non nega voluttà.
Mentre lei lo prende e il significare
uomo e donna e demone e angelo
non ha importanza
intorno
crolla l'esistere, soccombe il reale.

Sogno si desta
mentre Orfeo sodomizza la sua compagna sulla soglia dell'Ade
gridano gli dei perduti mentre i tetti
si sgretolano.

Sotto, fra gli strilli d'avvento
che adesso uccidono i cani
e i loro padroni
e i loro padroni.

Strilli d'avvento.
Trombe rauche sopra i tetti degli uomini.







lunedì, giugno 14, 2010

Avvisi di servizio!!!

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"CONCORSI DI SCRITTURA"



Buon Pomeriggio miei adorati COMBATTENTI!
Prima di inoltrarci tutti insieme nell'antro misterioso del prossimo Laboratorio di Scritture Alternative, che s'intitolerà "RIVELAZIONI DALL'APOCALISSE" e metterà a dura prova le vostre già strabilianti capacità, ho deciso di segnalarvi un paio di bandi per partecipare a Concorsi Poetici secondo me molto interessanti, così da permettervi per una volta di confrontarvi con realtà diverse, e forse più ampie, oltre la nostra piccola, accomodante alcova Letteraria.

Prima di riportare le direttive di partecipazione, vi auguro un in bocca al lupo enorme, e spero che deciderete di mettervi in gioco come già avete fatto grandemente in questo spazio. Fatevi Valere!!!



"TROFEO COLLE ARMONIOSO - XXV Edizione" (L'Alfiere Associazione Letteraria)
Concorso per poesie in lingua italiana con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Frenze e della Commissione Cultura del Quartiere 2 del comune di Firenze



REGOLAMENTO

1- Il concorso è a Tema Libero, ma sono previsti anche tre Premi Speciali da assegnare ad una poesia avente come Tema L'AMORE, ad una poesia avente come tema PAESI E CITTA' D'ITALIA e a una poesia di argomento GIOIOSO, IRONICO, UMORISTICO, ecc.
2- Le poesie possono essere sia edite che inedite, ma le poesie edite non dovranno essere mai state pubblicate prima del 1/1/2000.
3- Si possono inviare una o più poesie, ciascuna delle quali dovrà essere non più lunga di 36 versi, dattiloscritta su un'unica facciata di foglio della misura standard (cm 21X30 circa) e presentata in 7 copie delle quali solo una dovrà riportare nome indirizzo e telefono dell'autore.
4- Per ogni poesia è richiesta una quota d'iscrizione di 5 euro che potrà essere inviata a mezzo vaglia, assegno, o come si preferisce. ( Il mezzo più sicuro e meno oneroso che noi consigliamo è quello di effettuare il versamento sul c/c postale n. 20797502 intestato a: Accademia Vittorio Alfieri - C.P.108 - Succursale 36 - 50135 Firenze - e unire alle poesie la ricevuta del versamento).
5- I giovani concorrenti che non abbiano superato il 18° anno di età alla data del 5 settembre 2010 potranno partecipare gratuitamente purchè alleghino alle poesie la fotocopia di un loro documento d'identità .
6- Il tutto deve pervenire entro il 5 SETTEMBRE 2010 a :
TROFEO DEL COLLE ARMONIOSO - Casella Postale n° 103 - Succursale 36 - 50135 FIRENZE


La cerimonia di premiazione è prevista per Domenica 31 OTTOBRE con inizio alle ore 16 nel Salone Consiliare di VILLA ARRIVABENE ( Piazza L.B. Alberti, 1- Firenze)

Al 1° Classificato TROFEO COLLE ARMONIOSO 2010
Dal 2° al 5° Classificato COPPE
GRANDI COPPE ANCHE AGLI ASSEGNATARI DEI TRE PRIMI PREMI SPECIALI
e alla poesia meglio classificata tra quelle dei concorrenti di età inferiore ai 18.

Le poesie classificate ai primi 5 posti e le tre dei "Premi speciali" verranno inoltre stampate sul libretto ALFIERI DELLA POESIA 2011 che l'Accademia Alfieri pubblicherà nei primi mesi del prossimo anno e del quale invierà 3 cpie omaggio a ciascun autore.



"NABANASSAR - CONCORSO GRATUITO 200 VERSI PER NABANASSAR"

Concorso di scritture alternative legato alla letteratura del Terzo Millennio
promosso dal blog Nabanassar , sul quale troverete tutte le direttive per partecipare (cliccate il nome e accedete al link).

Quest'utlimo concorso, un pò meno Formale del rpimo che ho iserito, ci è stato gentilmente segnalato dal blog personale del Generale Bill Lee (La taverna di Caino).

lunedì, giugno 07, 2010

LABORATORIO #3

4

"LIBERTA' DI ESSERE LIBERI"




Torno stanca, provata, insicura e distrutta, ma torno tra voi, perchè è il momento di dare una svolta al nostro lavoro Forzato del Laboratorio, prendere nuove STRADE, DIREZIONI e SUGGERIMENTI, per andare oltre,rinnovarci, guardare di fronte e negli occhi il mondo, continuando ad URLARE, come pazzi poetastri e saltimbanchi, URLARE AL VENTO chi siamo e cosa riusciremo a fare.
Cosi chiudiamo il Laboratorio sulla Libertà con un Breve pensiero di una autrice meno attiva, ma molto evocativa, seguito da un pezzo in prosa della nostra Artista più navigata, Cinzia, che di solito preferisco usare in apertura dei miei piccoli esercizi di scrittura, ma che stavolta si è meritata di essere l'ultima a deliziarci e aprirci la mente con le sue meravigliose parole.

Sfruttate come al solito queste pagine per voi, per lo spirito, per il cuore e l'ispirazione, non abbandonate la barca, grandi SOLDATI COMBATTENTI pieni di CICATRICI, perchè la prossima uscita prevede di dar respiro ad un tema che invece di essere mirato, semplice e magari più restrittivo, permettarà alla vostra fantasia di mettersi in gioco niente meno che con L'APOCALISSE E LE RIVELAZIONI DEL FATO!
Se ancora non vi siete fatti un'idea di cosa sarà....aspettate di leggere e vedrete.
Nel frattempo provate anche a creare per me....aspetto fiduciosa!




"LIBERTA' LIBELLULE" di Giulia Spagni

Tu mi chiedi cosa ho? Strane melodie turbano danzando i miei liberi e fragili pensieri. Probabilmente non riesco da sola a trovare il capo della matassa. Probabilmente non c’è capo alla mia matassa. Quel che serve è calma. Trattenendo il respiro a volte lo stomaco si contorce prendendo strane forme; labirinteggiando nei vuoti spazi dei miei giardini incantati, cerco una via d’uscita ma non la vedo, adesso non c’è; forse devo attendere qui, risolvere questo enigma, calmare le acque, tranquillizzare la situazione, ma il vento soffia forte sulla mia testa, scompone i capelli che volano liberi sul volto, qualche lacrima potrebbe bagnarlo ma adesso voglio solo correre e urlare la mia canzone preferita nel vento. Non chiedermi spiegazioni, non saprei dartele. Non chiedermi di essere lucida. Limpida non lo sono mai stata; non chiedermi di diventare ciò che non sono, non stupirti delle mie vergogne, dei miei imbarazzi silenziosi, delle mie restie confidenze. Non cercar di costruirmi una faccia che non voglio indossare, non mi metter piu paura, voglio solo sentirmi libera, libera di essere senza più inganno.







"LETTERA D'AMORE ALLA LIBERTA'" di Cinzia Baldini



Vieni, è tardi ormai. Questa sera giaci con me.

Non negarmi il tuo calore, ma torna, ancora per una volta, tra le mie braccia. Sono stanco di stringere i pugni per sopportare i morsi della solitudine come ho fatto da quando mi hai lasciato. Te ne sei andata, portandoti via anche la mia ombra.

In questa oscura notte, per ritrovare le stelle, voglio prenderti e darti me stesso. Baciami. Dischiudi le tue labbra tra le mie. Rendimi ebbro di te. Stringiti a me e asseconda il ritmo della passione come solo un’amante innamorata sa fare. Annulla la mia volontà e fai di me il tuo eterno schiavo.

Tu sei l’odore esaltante del mare, il suo gusto salato sulle labbra. La lucentezza della pelle nel riflesso ambrato del sole e il fragore primitivo delle onde…

Con te voglio dividere i momenti speciali, quelli da tenere vicini al cuore, per snocciolarli come i grani di un rosario quando il tempo si sarà depositato sulle mie spalle e avrà cosparso di antica, bianca, polvere i miei capelli…

Voglio ritrovare il tuo sorriso nelle pieghe dorate di un tramonto e i tuoi baci tra gli sbadigli assonnati dell’alba. Non ce la faccio più a rimanere sospeso in questo limbo ovattato dove, privato della tua forza mi trascino sopravvivendo a un’esistenza che non è vita.

Te ne sei andata senza una parola, lasciandomi la tua assenza come compagna. Con lei ho riempito il vuoto delle mie giornate.

Ti ho cercata! Speranzoso, tra i rossi papaveri e le spighe dorate di un campo di grano. Affannato, nel gelo dell’inverno con le sue trine di ghiaccio. Bagnato, in un malinconico giorno di pioggia. Ferito, in un desolato campo di battaglia. Stretto, nel freddo abbraccio della morte…

Ho voluto credere a chi mi ha detto che la luna è solo inerte materia senza vita, dimenticando che sei tu a renderla viva e pulsante.

Ti ho delusa quando ho dato retta a chi ha comprato la mia dignità sostenendo che il denaro è più importante di ogni altro valore. Non sono riuscito a tirare diritto e ad alzare orgogliosamente la testa come tu mi avevi insegnato. E per non udire le tue soffocate implorazioni ti ho punita annullandoti nel degrado della mia realtà.

E ti ho persa quando ho prestato fede a chi, non avendolo mai vissuto, mi ha raccontato che l’amore è solo una falsa emozione. Per questo ho ricambiato la tua devozione con il tradimento e ti ho nutrita con amaro fiele…

Perdonami se non ho saputo credere in te.

Permettimi un’ultima volta, in questa lunga notte, di farti infiammare d'amore per me. Accendimi della tua fede e ridesta il mio orgoglio per non essere più il frammento di umanità che tutti si aspettano, ma rendimi ciò che tu vuoi io sia.

Aiutami ad essere il primo vagito quando tu sei la nuova vita, a essere il vento quando tu sei la tempesta o un esile germoglio quando tu sei la speranza. Dammi la forza necessaria ad affrontare il domani e stammi accanto. Guida con la tua la mia mano mentre mi sorreggi. E se puoi, non permettere che io vacilli né che abbassi lo sguardo o venda la mia anima mercenaria al migliore offerente. Non farmi mai indietreggiare al cospetto di una sorte avversa ma confonditi in me perché solo così io riuscirò a vivere per te. Non abbandonarmi se ti senti trascurata, ma risorgi, risplendente della tua fierezza.

Resta stanotte per fare di me un Uomo.

Ti amo Libertà!




martedì, maggio 18, 2010

LABORATORIO #3

8

"LIBERTA' DI ESSERE LIBERI"

Senza troppi preamboli, nè estetismi inutili, riprendo il Laboratorio a tema dopo una lunga settimana di immobilismo cosmico dovuto ad incidenze satellitari mai viste prima, che hanno portato non pochi impedimenti alla vostra qui presente Coordinatrice, nonchè Musa, nonchè Generalessa di un esercito sempre più agguerrito, a ritirarsi nelle retrovie e riflettere sul presente che incombeva pressando.
Adesso, però, proviamo a ricominciare come al solito, sempre pieni di idee, felici di non esserci abbandonati, e forti come al solito della nostra arma più potente: LA PAROLA!

Ho decso di dedicare lo spazio a Tema di oggi a due autori che, già da alcuni mesi, mi hanno inviato dei brevi pezzi poetici riguardo il concetto di ESSERE LIBERI, o VOLERSI LIBERARE DALLE PROPRIE CATENE, decidendo di riprendere il nostro lavoro attraverso i loro scritti meravigliosi che, per quanto parti di un puzzle da completare, si caricano di un potere devastante al limite dell'allucinatorio e ci permettono di lasciar vagare il pensiero lontano dalla crudele realtà, fino ad insinuarsi in oscure spire di desiderio, passione e potere dell'elevazione.

Buona Lettura.....e tenete duro miei Preparatissimi Soldati, presto avremo in evidenza il prossimo Tema da Laboratorio, che non lascerà troppo spazio alla verità, ma vi costringerà a rimestare nelle profondità del vostro io più Messianico!




"CON ALI D'ACCIAIO" di Deborah Macchiavelli


"Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene"
Rosa Luxemburg


Tu.

Sei tu il bastardo che non mi ha fatto gridare. Ho sentito la tua mano pronta soffocarmi. A strangolare l’intento di certe mie parole, quelle urlate contro Dio e contro il cielo, quelle che come l’audace Icaro avrebbero voluto volare fino al sole.

Le false libertà da te professate sono come gli artigli di un’aquila che ghermisce feroce, catturando tradizioni e divorando Giustizia, spacciando quest’odiosa tirannide per sublime piacere.

E l’aquila imperiale vola di luogo in luogo, con la violenza di un sicario evaso di prigione, come quel tempo in cui gli aerei affollavano il cielo per poi fermarsi qui, a un passo dal nulla, in quel posto che sta tra il sonno e la veglia.

La vedremo giungere col suo fare condottiero, quello dell’oscurantismo e della superstizione, per poi lasciarci a terra, stremati, in silenzio. Ammassando i cadaveri delle nostre idee, nutrendosi smaniosa di questa penetrante solitudine.

Allora potremo inginocchiarci di fronte alla morsa fatale, a quei velenosi sproloqui addolciti da orpelli e inebrianti profumi, strisciando a terra verso la tana come animali. Senza più lacrime, senza più cuore.

Ma ancor prima che inizi la rovinosa discesa, tappatevi le orecchie e abbiate la forza di gridare. Un urlo squarcerà il velo che ottunde la realtà, spezzando le catene che imprigionano il pensiero.

Povero Icaro, che nel sole hai cercato la salvezza, votato al cielo e senza guardare il mondo, fosti tradito dalle tue ali di cera, frutto del multiforme ingegno. Così, ogniqualvolta si creda di volare, chi sorveglia le nostre ali dobbiamo controllare. Contro la rapacità di chi sta in alto. Contro il servilismo di chi soggiace.





"LA TERRA PROMESSA" di Luigi Giuda



Aveva strappato i sette veli, che mortificavano la sua bellezza.

SALOME' era esausta, stanca di danzare per il suo padre-padrone, stanca di coprire i suoi lunghi, neri capelli, increspati come le onde violentate dalla prua di quel lercio natante che rappresentava la LIBERTA'.
Bella come una perla nera, rara come l'ambra d'oriente, sia pur coperta da poveri stracci , mostrava
la sua composta nobilta', le lunghe mani incrociate stringevano le ginocchia, trattenendo le lunghe,tornite coscie verso il corpo, seduta su quelle assi maleodoranti di legno marcio.
Molti erano gli uomini su quella barca, ammassati uno sull'altro come fossero bestie, ma nessuno di essi coglieva l'avvenenza della giovane donna con lo sguardo, troppo impegnato a scrutare l'orizzonte alla ricerca dell'agognata meta.
Ma la femminilita' di SALOME' non fu' offesa, il solo fatto di essere in viaggio verso una vita nuova, di sentire la brezza che le accarezzava i lineamenti per troppo tempo nascosti dallo scelerato burca,le dava gioia.
Quella stessa brezza si insinuava tra i suoi riccioli che leggeri si libravano nell'aria fresca della sera.
Quando approdarono su una brulla isola in mezzo al mare , ella si sentì pervasa da una imporvvisa serenita', come non lo era mai stata.
Ora capiva il senso della liberta', ora sentiva che le sue catene si erano spezzate.
SALOME' non conosceva il suo futuro mentre i suoi piedi nudi assaggiavano l'umida sabbia, ma sapeva quale era l'orrendo passato dal quale era fuggita, nulla poteva essere peggiore di quell'inferno!
Forse era lo stesso pensiero che aveva sfiorato le menti di quelle donne ,giunte sulla stessa spiaggia prima di lei, con gli occhi allora sparuti.... oggi quasi spenti.
Oggi, che una novella schaivitu' le spinge a vendere la propria intimita' per le strade di quella tanto desiderata terra promessa!